In questi mesi abbiamo sentito spesso parlare di Google Analytics e della violazione del trattamento dati personali, una questione che ha già generato scalpore in diversi paesi europei e che dal 23 giugno ha acceso i dibattiti anche in Italia.
Il Garante Privacy italiano infatti, ha emanato il 23 giugno un provvedimento indirizzato a dichiarare l’illiceità del trattamento dati da parte di Google Analytics.
Non è difficile immaginare come tale provvedimento abbia generato caos e preoccupazione tra gli operatori di settore, costretti a cercare una soluzione in breve tempo.
Prima di entrare nel merito della questione GDPR cerchiamo di fare chiarezza partendo dalle basi.
Cos’è e come funziona Google Analytics?
Google Analytics è un servizio di analisi web gratuito che serve per monitorare un sito web e misurarne le performance online.
Misura il traffico sui siti web fornendo statistiche e strumenti analitici, ma non solo, è possibile tramite questo tool online tracciare anche il comportamento degli utenti.
In altre parole, Google Analytics attraverso una serie infinita di dati, permette di monitorare continuamente un sito web: se sta generando conversioni, per quali pagine ottiene maggior traffico, per quali parole è posizionato sui motori di ricerca e chi sono gli utenti che lo visitano, ovvero: cosa guardano all’interno del sito, quanto tempo vi trascorrono, da dove vengono e quanti anni hanno.
Il problema della legislazione americana
L’illegittimità di cui si è ampiamente discusso deriverebbe proprio dal trasferimento di dati verso gli Stati Uniti, trasferimento che fino al 2021 era disciplinato dal regime giuridico previsto dal Privacy Shield.
Nel luglio dell’anno scorso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato l’invalidità di questo regime giuridico in quanto non garantisce un livello di protezione adeguato a quello che vige all’interno dell’Unione europea (GDPR).
Il problema di fondo risiede dunque nella legislazione americana che consente alle Autorità di avere accesso a tutti i dati che risiedono negli USA e non fornisce garanzie in termini di diritti degli interessati.
Quali possibili soluzioni da adottare?
La domanda che risuona tra tutti gli operatori di settore dal 23 giugno è una sola: adesso che si fa?
Non è possibile ancora affermare con chiarezza cosa succederà, occorre però specificare come quello del Garante Privacy non sia stato un divieto assoluto di utilizzare Google Analytics, ma una sospensione di 90 giorni del trasferimento dati, per la singola società interessata che deve trovare altri meccanismi adeguati al GDPR.
Sembra che Google, con il rilascio di Google Analytics 4 si sia mosso esattamente in questa direzione. Tale versione rinnovata del tool dovrebbe infatti prevedere una serie di configurazioni che è possibile gestire, attivare ed implementare per permettere di essere in linea con le norme del GDPR.
In alternativa la soluzione è quella di cambiare la piattaforma di tracciamento dati utilizzata, seppur non sia una decisione facile da prendere. Di seguito una lista di tool che potrebbero costituire una valida alternativa a Google Analytics.
Tool a pagamento:
Alternative gratuite:
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